Diario di bordo- quinto giorno (terzo da soli)








Come ogni estate, il primo giorno sono partita gasatissima: quando io e Luca saremo da soli a Becket, mi dicevo, faremo la doccia tutte le mattine, poi ci faremo il letto, poi una bella passeggiata, andremo a comprare la frutta e la verdura alla fattoria perché costa cara, ma è più buona, poi andremo a cucinarla insieme, a casa, ascoltando Stevie Wonder che piace tanto a tutti e due. Staremo bene insieme, sarà bello avere il suo affetto incondizionato.

Al quinto giorno (terzo da soli) non mi lavo più neanche i denti, i letti non ho nessuna intenzione di farli, mangiamo gli avanzi di sabato perché chi ne ha voglia di andare a fare la spesa. Mi sono ricresciuti i peli sulle gambe e sotto le ascelle e li guardo come se fossero un problema di altri, non ci cambiamo la maglietta da quel famoso primo giorno, né io né Luca.

L’isolamento della campagna ci ha resi ormai allo stato brado. Hanno vinto loro: la campagna con la sua natura, il suo silenzio che strodisce, la sua perenne solitudine. Sembriamo, io e mio figlio, Tom Hanks nel film Cast Away. Io esco solo per fumare, una volta ogni tanto. Luca talvolta lo si trova in cucina, con i pantaloni di una tuta improbabile messi davanti dietro e all’incontrario per elemosinare l’ennesimo biscotto, che gli dò, tanto ormai... Stasera però ci siamo fatti coraggio e siamo usciti a mangiare un boccone e a comprare un bottiglia di whiskey che l’altra l’ho finita ieri sera.

Stare soli e isolati però ha anche i suoi frutti: Luca, per esempio, parla molto di più. Per esempio, oltre a dirmi 834.675 volte al giorno “Luca loves mommy”, adesso ci aggiunge un “I want a hug” (voglio un abbraccio), tanto che ogni tanto dico che no, non ho più voglia di abbracciarlo. Quando gli dico ok (quasi sempre) mi abbraccia fortissimo e mi dice “You are my sweety”. L’ultima volta che siamo andati al supermercato, ci siamo abbracciati sette volte solo nella corsia delle bevande. Ci abbiamo impiegato tipo tre quarti d’ora per comprare due robe. La tenerezza è bellissima, magica, poi se ricevuta da un figlio disabile è ancora più poetica. Ma a volte è anche una rottura di coglioni pazzesca, diciamocelo: esiste, ho scoperto sulla mia pelle in questi giorni, il problema del troppo amore.

Luca mi chiede, anche quello molto spesso: “How was your day?”. Bello che me lo chieda, ma francamente è domanda inutile, perché lo sa benissimo come è andata la mia giornata: l’ho passata con lui sempre, abbracciati o stralunati dalla distanza dal mondo. Sono con lui e con il suo nuovo video, scoperto da poco, che lo diverte moltissimo, ma che alle persone disabili come me (ormai il normale tra i due, chiaramente, è lui) viene voglia di prendere l’iPad e di spaccarlo in pezzettini non più grandi di una puntina. È il video di un ragazzo asiatico con i capelli tinti di biondo che davanti alla telecamera, che ha messo in camera sua, canta Fly Me To The Moon in maniera che Frank Sinatra si rivolta dalla tomba ogni volta. Luca ascolta ridendo lo stesso video tipo 9.283 volte al giorno.

Ah, adesso che ci penso: ha anche imparato a dirmi quando deve andare in bagno, cosa che gli stiamo insegnando da quando ha due anni emmezzo, per cui esattamente diciotto anni. Sono bastati cinque giorni di isolamento dalla civiltà e adesso me lo chiede sempre. Ho il dubbio che lo faccia così spesso perché è l’unica richiesta che ha una reazione immediata da parte mia: mollo tutto quello che sto facendo (cioé assolutamente niente) e lo porto in bagno. Fa la pipì seduto, e vuole sempre che io gli canti la sua canzone preferita mentre è seduto sulla tazza. Le prime 63.405 volte l’ho anche fatto, ma adesso vacillo anche per quello. Luca è ossessivo: comincio anzi ad avere il dubbio che sia autistico.

Sono contenta che parli di più, perché, scherzi a parte, non parlo con nessuno tutto il giorno, a parte due minuti al telefono con Emma e Dan e due minuti con Sofia, quando risponde. Oggi parlavo con Lola, il mio boxer, che pareva ascoltarmi. Le dicevo alcune cose che mi passavano per la testa, cose di ogni genere, senza molto senso logico. Mi ascoltava, con la testa un po’ inclinata, e con quei suoi occhi sempre leggermente tristi. Poi ha messo la testa sulle mie gambe e si è addormentata.

Questo è tutto dal mio diario di bordo: quinto giorno (terzo da soli). Se non lo avete ancora fatto, pregate per me. Se lo avete già fatto, magari cambiate preghiera ché le altre non funzionano molto.

Grazie.


(nella foto, l'asiatico tinto e stonato)





Commenti

  1. Attendiamo di conoscere il resoconto del resto della fuga Marina...
    ..intanto ti pensiamo!

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