Luca, i topi, il fuoco, e i Beatles
La settimana scorsa la scuola dei ragazzi era chiusa per Spring Break, e
abbiamo deciso di andare in campagna per qualche giorno. Il programma era il
seguente: Dan e le ragazze sarebbero tornati a Cambridge mercoledì, mentre io e
Luca saremmo rimasti a Becket fino a domenica. Mi faceva piacere stare un po’ da sola
con Luca, anche perché diventa una cosa sempre più rara, visti i suoi mille impegni con la
scuola e con le terapiste a casa. Mercoledí sera, come da copione, siamo quindi
rimasti io e lui.
Ho subito cercato di creare una specie di routine, che
andasse bene sia a me che a lui: la mattina si stava a casa, io mettevo un po’
in ordine e poi lavoravo, Luca stava invece in camera sua ad ascoltare le cover orrende, che non so come
trova su Youtube, di Fly Me To The Moon, raggiungendo ormai il massimo del
minimo storico in quel campo lì. Poi, dopo pranzo, facevamo una bella
passeggiata fino al lago, poi la spesa.
La dolcezza di Luca, ormai leggendaria, riempiva le nostre
giornate, e spesso e volentieri veniva a cercarmi in sala, dove tentavo di scrivere, per un abbraccio e per ricordarmi
che eravamo noi due da soli: “Mommy! Luca! It’s mommy! Hi mommy! Good morning!
Mommy! Sing a song! Mommy! Luca! Dance!”. Io smettevo immediatamente quello che stavo
facendo per godermi un po’ di amore puro e profondo, anche se, a volte lo
ammetto, lo trovo un po’ troppo melenso e ripetitivo: Luca vuole sempre fare
le stesse cose e cioé abbracciarmi, o toccarmi i capelli, o baciarmi, o ballare.
O tutto insieme.
Oltre a scrivere, quello che facevo tra un’interruzione e l’altra,
era tirar su cacchine di topi che, dopo il pitone e il leone incazzato a cui
hanno tolto i cuccioli, è l’animale che mi fa più paura al mondo. Cioé, anche i
piccioni mi terrorizzano, ma per quello devo stare a spiegarvi tutta una storia e andrei
fuori tema.
Fortunatamente, i topi che occupano abusivamente la nostra casetta sono
molto timidi, per cui non ne ho mai visto uno. Ma la sola idea di dover
condividere il mio spazio con loro mi fa raggelare il sangue. La mia teoria è
che se la casa è così pulita che non si sente neanche lontanamente l’odore del mangiare, forse
sacramentano, ma se ne vanno per trovare un posto dove sfamarsi. Teoria
smentita ogni mattina, quando trovavo cacchine anche nel lavandino, che la sera
prima con foga sterilizzavo, chiedendomi sorpresa come mai questi roditori
di merda, invadenti e ignoranti, caghino così tanto.
Le giornate, però passavano serene, fino a giovedì sera quando,
dopo cena, ho sentito sirene e confusione, sono uscita di casa e mi sono trovata davanti a un muro di fiamme alto fino al cielo: era la
casa di mister John che in meno di due ore frenetiche è stata inghiottita da un fuoco affamato
e bollente. Mi è venuto subito il panico: devo salvare Luca, devo portarlo
via!, mi dicevo camminando avanti e indietro per il giardino, pensando a come
fare. In realtà, quando mi sono un po’ calmata, mi sono resa conto che non ci
sarebbe stato pericolo per noi, visto che l'incendio era dall'altra parte della strada.
Sono però corsa in casa per tranquillizzare anche Luca,
che invece non sembrava affatto intaccato dalla tragedia che stava succedendo davanti a
casa. Gli ho subito detto: “Luca, there is a big fire, but we are ok, don’t
worry”. Lui, senza neanche alzare gli occhi dallo schermo dell’iPad, mi ha
risposto con un semplice e chiaro ‘ok’, e poi mi ha chiesto di ascoltare i
Beatles (Hey Jude) e di ballare.
Dopo tanti anni non dovrei, ma mi sono ancora una volta
stupita dalla sua apparente distanza da tutto quello che gli sta attorno: è
come se non vedesse e non sentisse e non odorasse il fumo e il calore del fuoco, i pompieri, la
gente che corre spaventata, o me, che ero palesemente preoccupata. Lui, nel suo
mondo di Fly Me To The Moon, cantata male, in una sala di una casa da un signore cinquantenne stonato e calvo, ci sta
benissimo. Non ha dato nessun segno di disagio, di panico, di paura. E mi sono
chiesta mille volte, se reagisce così perché magari non ha la capacità di comunicare le sue paure neanche con un linguaggio non verbale. O forse perché con me si sente protetto. Forse la sua
mancanza del senso del pericolo fa in modo che non si accendano nel suo cervello
le lampadine che indicano l’immediatezza di un rischio. Non lo so, e anzi non
lo saprò mai.
È successa una cosa simile sabato sera, quando, verso le 19,
ho deciso che saremmo andati, io e lui, fuori a cena. Mi sono accorta che Luca
aveva solo una calza (sempre al piede sinistro, quella di destra se la leva
da quando era piccolino), e, invece di cercarla, ho deciso di aprire il
cassetto delle calze di camera sua e prenderne un paio nuovo. Apro e chi ti
trovo, cuccicucci sotto una calza di lana, se non il topolino cagone? Ho
tirato un urlo che neanche Tarzan, ho richiuso il cassetto, e mi sono voltata
verso Luca, che non ha reagito minimamente alla mia inequivocabile espressione
di terrore. L’ho preso per mano, gli ho messo le scarpe (una senza calza), ho
chiuso le finestre, l’ho portato con i cani in macchina, e piangendo un pianto
tra l’orrore e la sconfitta, siamo tornati a Cambridge dopo solo due ore e dieci esatte
di macchina.
Per cena, ci siamo fermati da MacDonalds.
Cara Marina tralascio l'orrore per i topi che a me anziché urlare mi azzera ogni attività cerebrale e mi farebbe svenire all'istante. Detto questo mi rendo conto dai racconti su Luca come la vita toglie ma non ti lascia completamente nudo se sai guardarla con il cuore.Luca ha una famiglia stupenda e una madre che è una roccia anche se a volte si sente sgretolare. Sii sempre fiera di questo anche bei momenti più difficili. Per quanto mi riguarda solo tre cose: sono arrivata all'anno 2015, mi hai fatto venire voglia di riprendere a scrivere nel mio blog e poi l'altra volta non te l'ho detto ma ti scrivo da Milano città in cui sono nata e che adoro proprio come te. Un bacio e a presto
RispondiEliminaCara Marina tralascio l'orrore per i topi che a me anziché urlare mi azzera ogni attività cerebrale e mi farebbe svenire all'istante. Detto questo mi rendo conto dai racconti su Luca come la vita toglie ma non ti lascia completamente nudo se sai guardarla con il cuore.Luca ha una famiglia stupenda e una madre che è una roccia anche se a volte si sente sgretolare. Sii sempre fiera di questo anche bei momenti più difficili. Per quanto mi riguarda solo tre cose: sono arrivata all'anno 2015, mi hai fatto venire voglia di riprendere a scrivere nel mio blog e poi l'altra volta non te l'ho detto ma ti scrivo da Milano città in cui sono nata e che adoro proprio come te. Un bacio e a presto
RispondiEliminaGuarda i topi cagoni con altri occhi. Forse quello sotto le calze era un topa in procinto di partorire che stava solo cercando un posto riparato e protetto dove mettere al mondo i suoi piccoli. Una volta, avevo 16 anni, sono tornata la domenica sera dopo un week end al lago e nel cesto del pattume (grigio di plastica con le pareti lisce) c'erano 4/5 topolini minuscoli che l mamma aveva distrattamente messo lì e non riusciva più a farli uscire. Li ho spostati nel trasportino dei gatti e quando si sono riuniti con la madre li ho liberati in giardino. Guardali con altri occhi e non ne avrai più nè orrore nè schifo. Certo, cagano come leoni.... (Valeria)
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